Alfonso Guida (1973) vive a San Mauro Forte.
Ha pubblicato: Il dono dell’occhio (Poiesis, 2011) e Irpinia (2012); Ad ogni passo del sempre (Aragno, 2013); L’acqua al cervello è una foglia (LietoColle, 2014); Poesie per Tiziana (Il Ponte del Sale, 2015); Luogo del sigillo (Fallone Editore 2016); Conversari (Round Midnight, 2021); I Penati (Gattogrigio Editore, 2021)
Ha vinto il premio Dario Bellezza per l’opera prima con la raccolta           Il sogno, la follia, l’altra morte (1998); il premio Montale con la plaquette Le spoglie divise [15 stanze per Rocco Scotellaro] (2002).




FERMATO AL TEMPO

Fermato al tempo che guarì luce
dal grano carbonchioso del dirupo
sotto i passi di un risveglio senza eco,
perdo gli occhi in una nebbia di larve.

Nel tanfo di cimice del cilantro
s’insedia la sambuchella raggiante
con le stelle di aneto.

Spostarsi fin oltre questo groviglio
di strade dove i ciechi,
con un ramo in mano, presagiscono un sentiero.

Nulla è vivo e ne subisco l’incanto.

So che potrei uscire e incontrare il giovane
pastore con gli occhi a forma di lacrima.

Gli occhi neri mi riportano al Mar Jonio
dei gelsi, al rosso - sangue, al nero - inchiostro.
Il giovane pastore senza nome 
che passa accanto e scarta
le caramelle al figlio.



*



Ho visto Giuseppe
passare per strada
dietro i finestrini
solo un’ombra scura
che ho desiderato
ma sono rimasto
dov’ero ed ero
lontano e tornavo,
muto, da un ricordo.

Si svuota la piazza
tra le calme attese
della cena. Annebbia
di onde alabastrine
la falce due misere
finestre. Si leva,
rimessa alla notte
dei gatti, l’alta erba
vetriola e s’inconca.



*



PHASMA


Le palme indiane, la Corypha thebaica.
Brucia l’aria di una stufa di ghisa.
Non scende che ombra sofferente e muta.
Ed è la mente un angolo disteso
che errando va per approdi confusi.

Giorni stremati dal voltarsi inerte
verso il sole, in un tacere di polvere.

Mi aggrappo a un foglio, a un margine del bianco.




*



I RICORDI


Vanno via
trasecolando
nel vuoto

confusione che esclama.


Ti stai perdendo.
Un canto vuoto.
Temi,
fuoco portato
da un grano di polvere.
Ti perdi
per un soffio,
velo e centro,
nella quiete
che smania,
idea indistinta.
Ti stai perdendo,
oscurità
senza lingua.
Filo rotto.
L’odio
nel vuoto
di ogni andare
a capo.



*




LA PARTENZA

Metto la voce sul passo del canto.
Ché la sorgente è introvabile.
Il fiume osserva il flusso nei confini.
Io sono l’acqua che leviga il greto.
Metto la voce sul passo del canto.





ritorna a Fluire 10




E-mail
Chiamata