Fabio Pusterla
Dialoghi con Lucio
Fabio Pusterla (1957) a lungo insegnante liceale, è ora professore presso l’Università della Svizzera Italiana. I suoi libri più recenti sono Argéman (2014), Cenere, o terra (2018). Pochi mesi fa ha pubblicato le nove Figurine d’antenati (alla chiara fonte, 2020), piccolo scampolo della ricerca poetica attualmente in corso.
1.
Oggi un compagno gridava disperato,
tu avevi paura e piangevi piangevi.
Ma forse quel gridante è solo sfortunato
e grida forte nel buio del pomeriggio
e della vita. Niño bestia di lui qualcuno
ha detto. Povero niño bestia,
tu pensa, se urla
in una gabbia priva di parole.
E non piangere più
se non per lui.
2.
Molti giorni prima di questi
mi hai detto, quando eri ancora piccolo,
pioveva, e a pranzo c’era la polenta.
Va veloce la vita e va lenta
per chi misura il tempo con il cuore.
3.
Il tuo amico immaginario
guarda il mondo alla rovescia:
si passa col rosso
si balla sulle mani
gli spinaci sono velenosi
i bambini sono saggi
i grandi poveri scemi
se hai sete gnam gnam.
Il tuo amico immaginario
si chiama Erasmo da Rotterdam.
4.
Guarda, cade la mia casa
cadiamo anche noi.
Si è rotta la mia casa.
Cadiamo.
5.
C’è un cervo che nuota nel lago
di notte nell’acqua scura
un cervo che corre saltando
sul tondo della luna.
C’è un cervo che si avvicina
che viene dal buio profondo
un cervo che porta fortuna
e viene incontro al mondo.
6.
Se la iena si avvicina
con i suoi denti chiazzati di rosso
tu non muoverti non gridare
gurdala in faccia guardala bene
gaurdala fissa dentro gli occhi.
Se la iena nella notte
viene con zanne dipinte di rosso
batti il tamburo e sparirà.
7.
Prima di tutte le cose ero un temporale
ero diventato un temporale prima di nascere
anche mia madre era un temporale.
Ci siamo incontrati nello spazio
pochi giorni prima del suo matrimonio.
Poi sono nato.
8.
«Ma lo sai nonno che sei quasi rottamato?»
Lo so, lo so. Ma quasi. Andiamo fuori
a esplorare il giardino segreto
il rosmarino e i vasi
contro il muro di cinta
in cerca di miracoli e cadaveri
per finta.
Che tutti forse viviamo in un quasi.