Elena Ghielmini, nasce a Sortengo (Svizzera) il 14 novembre 1942- Scuole elementari a Sorengo- Ginnasio a Lugano. Diploma in lingua e commercio a Zugo. Soggiorno di sei mesi in Inghilterra.
Inizia a scrivere poesie nel periodo dell’adolescenza in italiano e, dopo una decina d’anni, alterna le due lingue, italiano e dialetto. Il primo libro in dialetto appare nel 1977 mentre il primo in italiano nel 1986; ha poi continuato a scrivere e a pubblicare. Ultimo in ordine di tempo: Lo Squarcio Luminoso, prefazione di Silvio Raffo, Ed. Ulivo Balerna



GOCCIA D’ESTATE

Con la sete d’Amore
il più grande affanno,
la briciola donata
nessuna sutura.

Gli occhi, gocce
sul petalo posati
regalano,
inusitata frescura.




NOTTE DI LUNA

La solitudine
fa a pezzi
l’universo tutto, stordisce
strangola, consuma,

nemica
del sole e delle stelle
tenta il passo
ma non vince

sul davanzale
lenta e sicura
con volto luminoso
si affaccia, la luna.




ABBANDONI

Vivere
il tonfo dell’abbandono
è, fiato spezzato,
ma la farfalla
sempre si pone a fianco
aiuta, sorregge,
protegge
guida all’incanto.
                

Il tonfo dell’abbandono
nulla può se non,
tentare scorticare
tenere particelle,
lui nulla sa
nulla vuol sapere,
il colmo vuoto ahimè
è parte, del suo mestiere.



TUTTO NONOSTANTE

Molti a percorrere
strade desolate
campi abbandonati
rincorrere
il chicco di grano
il sorso d’acqua
il morbido soffio
per un attimo di respiro,
molti a chiedere
senza nulla chiedere
occhi sbarrati, affaticati
nella traiettoria
di scarse luci,
nonostante i fiori
a fare compagnia.
Molti
lungo i viali i cuori
dal freddo rattrappiti,
sui marciapiedi
sotto squallide coltri
dimenticati.
Molti dal tenero raggio
a primavera
tutto nonostante
assistiti, cullati,
con Amore abbracciati.




UN MOMENTO

Un momento
di silenzio,
un momento solo
il tempo per connettere
terra e cielo,
un momento
per sbaragliare la stolta
inesistente, eppur
viscida paura,

dare spazio
a passi lenti
dove il Chiarore,
l’abbraccio nel cuore
consuma.
Come di farfalla l’andare,
nel mistero di Bellezza
si fa
morbida spuma.




RANDAGI

Come il cane randagio
andare, sostare
nel luogo qualsiasi
in cerca di spazio
o di nulla
semplicemente in cerca,
annusando qua e là
fra il possibile
pezzo di pane o carta
al suolo cascato.
Randagio
senza meta alcuna
senza un traguardo
se non, all’improvviso
un pezzo di sguardo
a nessun cancello bussato,
sguardo
come tanti in giro
lungo sentieri
o strade asfaltate
con qualche fiore
fuoriuscito dai muri
per un po’ di compagnia
appresso.
Viali o strettoie
dove i randagi pongono
mani, occhi, cuore,
passo concesso.




PETALO DI ROSA

Il petalo di rosa
come di piuma
lo sguardo volge

il petalo di rosa
silenzioso e morbido
ascolta

il filo suo di voce
la stalagmite scende
con dolcezza esonda.



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